La parodontite anche detta malattia parodontale o volgarmente piorrea, può presentare lo stesso quadro sintomatico della gengivite ma è contraddistinta dalla perdita di supporto o attacco. Il persistere dell'infiammazione gengivale infatti fa si che l'osso di sostegno, a contatto con la gengiva infiammata, si ritiri. Si tratta di un meccanismo di difesa che evita l'infiammazione diretta dell'osso in osteiti od osteomieliti che portano a conseguenze molto gravi. Il riassorbimento dell'osso determina una parziale ritiro delle gengive poiché tendono a seguirlo; i denti appaiono così al paziente più lunghi essendosi scoperte parti delle radici. Il riassorbimento dell'osso crea inoltre una architettura alterata che sostiene la formazione delle cosiddette tasche parodontali. All'interno di queste sacche, la cui profondità risulta maggiore del normale solco fisiologico, si accumula in continuazione e con più facilità placca e tartaro tanto che ne lo spazzolino ne il filo riesce a raggiungerli durante le manovre di igiene domiciliari quotidiane.
In seguito a ciò i batteri sono liberi di produrre le tossine frutto del loro metabolismo che fanno progredire la malattia aumentando l'estensione e la profondità delle tasche. Si instaura cioè un circolo vizioso che porta il dente ad avere sempre meno osso e a vacillare sempre di più fino al momento in cui, anche se sano, si è costretti a toglierlo perché dolente o troppo instabile.
CURA LA PARADONTITE
Intervenire quando si è in presenza di parodontite è molto meno facile di quanto vi è la gengivite.
1. Infatti, saranno necessarie inizialmente un ciclo di sedute di igiene professionale ravvicinate per aggredire la malattia togliendo tutto il tartaro e la placca annidata nelle profondità delle tasche. In corrispondenza di questo ciclo verranno inoltre realizzate una serie di radiografie digitali per la compilazione di una cartella radiografica approfondita che ci mostri con dettagli millimetrici tutta la situazione parodontale, endodontica e cariologica dente per dente. E' indispensabile per giungere ad una diagnosi corretta e stilare una prognosi adeguata. Dopo questo ciclo si dovrà far seguito a richiami di igiene professionale trimestrali per stabilizzare i livelli ossei e gengivali.
2. Solo in un secondo momento, e quando è necessario, si prenderà in considerazione la fase terapeutica correttiva. Questa fase avrà l'obbiettivo, attraverso un intervento di chirurgia parodontale, di avere più facile accesso alle lesioni pulendo ancor meglio le radici coinvolte di correggere i difetti ossei prodotti dalla malattia ripristinando la normale architettura perduta rigenerando lacune ossee profonde, ed eliminare le tasche creando i presupposti per un ideale mantenimento. Alla fine dell'intervento infatti non ci saranno più zone nascoste entro le quali il paziente tutti i giorni non riesce a pulire ma tutto ciò che sarà fuori dalla gengiva sarà tutto quello da pulire riuscendo a mantenere uno stato di infiammazione pressoché assente.
3. Solo un taluni casi il solo difetto presente è rappresentato dalla recessione gengivale. Questo difetto si manifesta dalla scopertura di una porzione di radice dentaria senza la perdita di supporto osseo che è stato determinato principalmente da un errato utilizzo dello spazzolino. La recessione non è in grado di per se di pregiudicare la prognosi del dente sul quale è localizzata. Può però rappresentare un problema estetico (dente più lungo in zona estetica) o di sensibilità al freddo o allo spazzolamento. In questi casi si possono eseguire i cosiddetti interventi di chirurgia muco-gengivale che consistono in plastiche gengivali atte alla ricopertura delle radici esposte e alla riduzione della sensibilità allo spazzolamento o agli stimoli termici.
4. I protocolli da noi utilizzati inerenti sia alla fase igienica e casuale sia alle fasi correttive-chirurgiche, rappresentano essere i soli protocolli validati scientificamente e internazionalmente approvati nelle linee guida delle più importanti società scientifiche di parodontologia .